Whistleblowing

Dal 15 luglio 2023 è entrata in vigore una nuova normativa che disciplina le segnalazioni illecite in azienda.
Le imprese con oltre 250 dipendenti devono conformarsi immediatamente, mentre quelle con 50-250
dipendenti devono farlo entro il 17 dicembre 2023.
L’obiettivo principale è contrastare la criminalità d’impresa, proteggendo i segnalanti (whistleblowers). Il Decreto impone alle aziende private (con almeno 50 dipendenti o un O.D.V) di avere canali di segnalazione interni e sicuri, estendendo gli stessi obblighi agli Enti Pubblici.
L’Autorità Nazionale Anticorruzione (A.N.A.C.) vigila sul sistema di whistleblowing, prevedendo sanzioni tra 10.000 e 50.000 euro per inosservanza, oltre alle ulteriori sanzioni specifiche emesse dal Garante Privacy per violazioni riguardanti la mancata applicazione degli adempimenti richiesti dal GDPR.
Noi di Robin, tramite il nostro partner Consulenti Privacy ci siamo organizzati per tempo per fornire ai nostri clienti una soluzione software funzionale e conforme.
Offriamo il servizio di valutazione d’impatto (ex. Art. 35 GDPR) richiesto dalla normativa, inoltre ci siamo anche attrezzati per fornire anche ulteriori servizi di supporto quali:
– stesura procedura wb;
– attività di formazione per la funzione wb e comunicazione dello strumento ai dipendenti,
– attività di segreteria di gestione delle segnalazioni attraverso la piattaforma che forniamo.


WorldCoin

Sicuramente conosciamo tutti Sam Altman, il capo supremo di OpenAI, diventato famosissimo in tutto il mondo grazie al successo di ChatGPT, il chatbot AI prodotto dalla sua start-up con il denaro di molti investitori (anche Elon Musk) ma soprattutto di Microsoft.

Ma Altman sta lavorando a ben altro progetto, se vogliamo ancora più rivoluzionario: Tools for Humanity, una compagnia super avanzata nel campo della tecnologia che ha creato WorldCoin. WorldCoin regala criptovalute in cambio di una scansione dell’iride. Inizialmente, può sembrare una di quelle idee strampalate che uniscono un po’ di tutto: intelligenza artificiale, criptovalute, dati biometrici, desiderio di una moneta universale e di un mondo migliore… Ma, se guardiamo più da vicino, il progetto di Sam Altman e WorldCoin potrebbe essere una delle cose più interessanti che sta accadendo in Silicon Valley (e forse nel mondo) proprio ora. E non solo per le ambizioni gigantesche, ma anche per le questioni etiche che potrebbe sollevare nel futuro.

Dunque, che cos’è WorldCoin? Beh, è una creatura di Tools for Humanity, la startup fondata nel 2019 da Sam Altman, il super-investitore Max Novendstern e il genio fisico Alex Blania, che al momento è anche il grande capo della compagnia. Per far andare avanti le loro idee folli, hanno preso dei bei soldi dagli investitori, proprio come ha fatto Microsoft per OpenAI.

WorldCoin è una criptovaluta chiamata WLD, nata nel 2021 con l’obiettivo di creare un’economia globale accessibile a chiunque, ovunque si trovi, senza fare distinzioni di nazionalità o background culturale. Tutto questo grazie alla magia della blockchain e all’economia decentralizzata del web. Peccato che per adesso, WorldCoin sia ancora fuori dai giochi negli Stati Uniti e in gran parte dell’Europa.

Tecnicamente parlando, questa cripto è un token L2 di Ethereum, che si appoggia alla blockchain ETH, ma che ha anche un mercato tutto suo, separato dalla madre Ethereum. Al momento (estate 2023), il progetto di WorldCoin vale circa 3 miliardi di dollari, e ha un totale di 182 milioni di dollari di capitalizzazione di mercato, con 126 milioni di WLD in circolazione. I creatori hanno previsto un massimo di 10 miliardi di WLD e ogni pezzo vale all’incirca 1,40 euro.

Fino a qui, potreste pensare che WorldCoin sia solo un’altra criptovaluta con grandi speranze e un piano solido. Ma, vi sbagliate! Quello che rende speciale il token di Sam Altman, è il suo connubio con il mondo delle biotecnologie e dell’intelligenza artificiale. WorldCoin è un progetto di scansione dell’iride, oltre che una criptovaluta.

Quindi, gli utenti che vogliono avere un portafoglio di WorldCoin devono passare attraverso un processo che prevede la scansione del loro occhio con un dispositivo strampalato, tipo una “sfera” futuristica e un po’ spaventosa. Dopo aver fatto questa roba, ottengono un portafoglio digitale collegato all’iride e possono accedere con una scansione dell’occhio. Nessuno può usare i suoi WorldCoin prima di aver fatto questa scansione. La magia dietro questa idea è quella di creare transazioni super sicure tra umani, senza dare la possibilità ai bot e ad altre cose automatizzate o basate sull’IA di intromettersi. Insomma, WorldCoin vuole essere il re dei network finanziari e di identità umane, dando a tutti il loro pezzetto di proprietà.

Allora, per riassumere, WorldCoin è una criptovaluta fatta per le persone e le piccole attività, basata su una blockchain Ethereum e su un sistema ultra sicuro di identificazione con scansione dell’iride.

E ora, veniamo alla sicurezza, il punto forte di WorldCoin, che lo distingue da tutte le altre monete basate su password e frasi magiche che possono essere rubate facilmente. Ma, cosa c’entra l’intelligenza artificiale? La connessione è un po’ complicata: il progetto punta a far entrare tutti nel mondo di WorldCoin e a creare un posto dove tutti possano godere delle magie dell’IA. Ebbene, usando i dati dell’iride dei suoi utenti, WorldCoin vuole insegnare ai sistemi di autenticazione automatizzati a distinguere gli esseri umani dalle IA o almeno ad imparare a farlo. In altre parole, utilizzando i dati delle scansioni degli utenti, WorldCoin vuole insegnare alla sua IA (che potrebbe essere venduta ad altre compagnie) a riconoscere un occhio umano da uno creato da un’IA generativa. Questo potrebbe essere utile ora che le IA generative sono diventate famose e serve capire chi è umano e chi è un bot.

La sicurezza è uno dei punti forti, visto che il token può essere usato solo da persone reali, grazie alla scansione dell’iride, che per ora si può fare solo di persona con una di quelle “sfere” strane di Tools for Humanity. Questo dà la certezza a chiunque faccia affari sulla blockchain di trattare con persone vere, non con bot o programmi automatici (e potenzialmente truffaldini). Ma, un sistema di sicurezza globale basato sulla scansione dell’iride potrebbe essere la tecnologia del futuro per la privacy, sostituendo impronte digitali, Face ID e password in molti dispositivi, soprattutto per operazioni sensibili come quelle finanziarie. L’idea di riuscire a distinguere le retine generate dall’IA da quelle umane potrebbe accelerare questa transizione.

Ma c’è un però! Le “sfere” di Tools for Humanity non sono alla portata di tutti e sono state fatte in numero limitato. E quindi, se costano un po’ troppo, sarà difficile vederle nelle banche, nei supermercati o nelle case comuni. Inoltre, bisogna vedere quanti paesi e quante persone saranno disposte a dare i loro dati per creare un mega database dell’iride che potrebbe essere usato per scopi di sicurezza (anche controversi) e che potrebbe far guadagnare un sacco di soldi.

Considerando l’obiettivo ambizioso di WorldCoin, che vuole creare una rete globale di pagamenti con identificazione dell’iride, potrebbe anche darsi che tutto il progetto vada a rotoli e che il token finisca male. Quello che potrebbe rimanere da questa esperienza potrebbe essere solo un enorme database dell’iride creato a basso costo dal Sud del Mondo e che potrebbe essere usato senza il consenso dei donatori per scopi di sicurezza (anche quelli discutibili) che potrebbero generare miliardi.


La Quarta Legge mancante di Asimov

Viaggiando in auto con le mappe di Google, mi fido ciecamente dei suggerimenti. So che sono frutto dell’analisi di un’intelligenza evoluta e soprattutto di un’immensa base dati elaborata in tempo reale. Allo stesso modo, chi viaggia con me non si fida, perché conosce le stesse cose che so io.

Entrambi però sappiamo che stiamo parlando con un computer e decidiamo in maniera diversa come interpretare questi dati.
Se un robot non si presentasse come tale, ci fideremmo dell’informazione che riceviamo?

Mentre ci spostiamo nel mondo dell’IA che fa le cose umane meglio degli umani, molti di noi vorrebbero sapere cosa è e cosa non è fatto da un essere umano. Quanto mi interessa sapere se un libro, una canzone o un’opera d’arte è stata realizzata da un robot?
Forse Asimov, nel pensare le sue tre leggi che dicono sostanzialmente che i robot devono sempre obbedire e non fare mai del male a nessuno, ha mancato una quarta legge essenziale: un robot deve identificarsi.

Abbiamo o no il diritto di sapere se stiamo interagendo con un essere umano o con un’intelligenza artificiale?

Queste sono domande importanti che ci dobbiamo porre mentre l’IA diventa sempre più sofisticata. Da un lato, è importante che ci fidiamo dell’IA per poterci affidare a essa per svolgere compiti importanti. Dall’altro lato, è importante essere consapevoli del fatto che l’IA non è umana e che non ha le stesse capacità degli umani.

Credo che abbiamo il diritto di sapere se stiamo interagendo con un essere umano o con un’intelligenza artificiale. Questo ci permette di prendere decisioni informate ma anche di essere consapevoli dei limiti dell’IA.

Nel futuro, probabilmente vedremo un’IA sempre più sofisticata e che sarà in grado di svolgere compiti sempre più complessi. È importante che ci prepariamo a questo futuro e che ci chiediamo come vogliamo interagire con l’IA.

“I do not fear computers. I fear the lack of them”
– Isaac Asimov –


Innovation Manager

Innovation manager, è aperta l’iscrizione all’albo del mise 2023!
Un’occasione imperdibile per tutti i consulenti dell’innovazione, per fare progetti finanziati con i propri clienti ottenendo fino a 40.000 euro a fondo perduto! Per più info clicca qui.

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Imprese culturali e creative

La regione finanzierà le imprese culturali e creative del territorio coprendo l’80% delle spese sostenute a fondo perduto fino a 150.000 euro.
Sicuramente uno dei bandi migliori degli ultimi anni per le imprese culturali e creative, comprende un’ampia gamma di spese. Per più info clicca qui.

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Turismo sostenibile

Il nuovo bando Turismo Sostenibile finanzia tutte le aziende operanti nel settore turismo. A partire da alberghi, fino a ristoranti e perfino agenzie di viaggio potranno ottenere fino a 100.000 euro a fondo perduto, a copertura del 50% delle spese sostenute. Per più info clicca qui.

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Bando internazionalizzazione

Bando Internazionalizzazione PMI e Consorzi

La regione ha stanziato 10 milioni di euro per progetti di internazionalizzazione.
Ogni impresa potrà ricevere fino a 60.000 euro a fondo perduto (consorzi fino a 150.000) a coprire il 50% delle spese fra l’invio della domanda ed il 31/12/24 in:
– Consulenza (Assessment, TEM/DEM, formazione per business on line)
– Marketing Digitale
– Materiale Promozionale
– Fiere internazionali in Italia o all’estero
– Incontri B2B collettivi internazionali

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Marketer vs Cookieless World

Con la fine dei dati sui cookie di terze parti, i professionisti del marketing dovranno fare i conti con un futuro di pubblicità consent-based.
Entro la fine di quest’anno, Google prevede di interrompere ufficialmente il supporto dei cookie di terze parti sul suo browser Chrome, ponendo fine a decenni di pubblicità mirata. 
I markettari e i loro team devono quindi prepararsi ad un futuro di “cookieless advertising” e concentrarsi sulla pubblicità basata sui contenuti, come una volta. Ciò include la revisione di tutte le strategie digitali, il ripristino della misurazione e la rimodulazione dei budget.

“I Marketers dovranno aspettarsi un’interruzione sostanziale e prolungata della digital advertising.”

Probabilmente ci vorrà molto tempo prima che emerga un ambiente stabile che bilanci la pubblicità data-driven basata sugli standard a cui siamo abituati e la privacy degli utenti. 
I responsabili dei budget pubblicitari, del media mix, della pianificazione e della misurazione dovranno adeguare le loro strategie mentre Google ricollega le sue data policies ed i prodotti pubblicitari in un contesto di nuove norme sulla privacy e dinamiche antitrust sempre più stringenti.

Disattivazione dei cookie di terze parti
I cookie di terze parti sono nati per archiviare in modo anonimo le informazioni sotto il controllo degli utenti finali, ma fin dall’inizio sono stati “sfruttati” dai provider per accumulare set di dati e fornire annunci altamente targettizzati.

Con la scomparsa dei cookie di terze parti, i dati pubblicitari e l’elaborazione di informazioni diminuiranno sensibilmente come disponibilità e qualità.
I processi di targeting, acquisto e ottimizzazione degli annunci saranno molto limitati, in particolare per le campagne di performance

Le attuali pratiche di misurazione, attribuzione e ottimizzazione degli annunci diventeranno marginali o irrilevanti poiché le lacune nei dati dei cookie minano l’attribuzione e l’ottimizzazione, i test di incrementalità e il tracciamento cross device.

Google ha descritto la fine dei cookie di terze parti come un passo importante verso una maggiore privacy per i browser Web, e arriva sulla scia dell’aggiornamento iOS 14.5 di aprile 2021 di Apple, che presenta un nuovo protocollo di consenso chiamato App Tracking Transparency (ATT). L’ATT regola e limita il modo in cui le app e gli inserzionisti possono utilizzare dati identificabili in modo univoco come l’ID dispositivo per indirizzare, misurare e ottimizzare le campagne.

Per prepararti al meglio ai cambiamenti associati a un mondo senza cookie, come responsabile marketing dovresti:

#1: Aspettarti un’interruzione prolungata
Sviluppa una strategia per affrontare gli effetti a cascata dei cambiamenti di identità e privacy da parte di Google e Apple. Man mano che la raccolta dei dati sui cookie si interrompe, ci saranno ampie porzioni dell’universo digitale che saranno oscurate. 
La sensazione sarà di lento declino mentre si è alle prese con un panorama di targeting degli annunci drasticamente diverso. Pianifica di apportare cambiamenti sostanziali ai media mix reinventando o indirizzando altrove la tua attuale spesa per i media.

#2: Ripensare le pratiche di misurazione
L’obsolescenza dei cookie aggraverà le sfide esistenti della misurazione degli annunci digitali, inclusi gli standard di trasparenza e interoperabilità e l’accuratezza dell’attribuzione, rendendone altri irrilevanti. Per prepararti ad un’era di infiniti AB test transmediali, utilizza insight e i signal cookieless, investi in ricerche di mercato e blocca le tue risorse chiave, anche quelle umane.

#3: Adattarti a un mondo di walled garden
Prendi confidenza con gli scenari del “walled garden world” (ecosistemi blindati che offrono sempre più servizi, come, guarda caso, Google) e di conseguenza assegna la priorità agli investimenti in capacità di media, tecnologia e analisi dati. Preparati ad allocare budget verso questi sistemi. Gestirai un numero crescente di acquisti diretti con piattaforme ed editori e meno pubblicità programmatica cross-publisher.

La sfida è appena cominciata… ARE YOU READY?


FOMO

“…Senti, ma che tipo di festa è, non è che alle dieci state tutti a ballare in girotondo, io sto buttato in un angolo, no…ah no: se si balla non vengo. No, no…allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”

Ecce bombo (1978)

Ogni giorno, milioni di persone in tutto il mondo condividono sui social foto, video e pensieri sotto forma di Tweet o Story su Instagram. Per molti, controllare il proprio status online e la vita degli altri è diventata una vera e propria ossessione. Questa necessità spasmodica di essere costantemente connessi e di controllare quello che accade in propria assenza è ciò che si definisce FOMO.
La FOMO (acronimo in inglese per Fear Of Missing Out) è un disturbo d’ansia caratterizzato dalla paura di sentirsi sempre un passo indietro rispetto agli altri, al proprio gruppo di appartenenza. Una condizione che colpisce soprattutto i più giovani.

La necessità di controllare le vite degli altri spesso deriva dalla solitudine, dall’insicurezza e dall’insoddisfazione esistenziale. Si è portati a pensare che la vita altrui sia migliore e, osservandola, ci si proietta su un ideale che tanto si sogna e desidera.
Spesso però, nel tentativo di compensare le mancanze con i social, si cade in un circolo vizioso. Monitorare le attività degli influencer, vedere le loro foto di viaggi ed eventi da sogno, può far cadere in uno stato di solitudine e depressione ancora maggiore.

Ma la realtà è diversa da ciò che viene mostrato sui social network. Le foto vengono “costruite”, filtrate e mascherate, e vengono mostrati solo i momenti felici, le esperienze più divertenti e ciò che ci rende più interessanti agli occhi degli altri: “…sorridi in foto così li confonderai”, come dice Fabri Fibra in una sua hit.
In molti ora promuovono la JOMO, l’opposto della FOMO, ovvero “Joy of Missing Out“, “la gioia di essere tagliati fuori”. Si tratta di un invito a sconnettersi, a lasciare lo smartphone a casa, stando nel qui e ora, evitando di cedere alle distrazioni delle notifiche e delle news online.

JOMO però non vuole essere un banale invito a togliere dalla nostra vita lo smartphone o essere un semplice detox digitale, ma più un modo di vivere, un insieme di nuove abitudini per avere un migliore rapporto con la tecnologia, anche perché ciò che ci emoziona non è qualcosa che si può delegare a un’app del nostro iPhone.


e-commerce headless

Hai mai sentito parlare dell’e-commerce headless?

In un sito e-commerce tradizionale, il front-end (presentazione dell’ecommerce al pubblico, quindi schede, pagine dei prodotti) e il back-end (il motore vero e proprio della piattaforma) sono strettamente collegati e l’acquisto può essere effettuato solo sul sito dell’azienda. Questo significa che tutte le attività di marketing devono essere incentrate su un funnel che accompagna il cliente unicamente verso il sito web istituzionale, dove potrà finalmente completare l’acquisto. A meno che il prodotto non sia venduto su un marketplace.

Tuttavia, le soluzioni headless stanno rivoluzionando il modo di gestire gli e-commerce. Separando i due aspetti e rendendoli indipendenti, è possibile gestire in modo flessibile e intuitivo sia il front-end che la user experience. Inoltre, il canale di vendita del prodotto può essere gestito indipendentemente dal back-end e il cliente può acquistare su qualsiasi touchpoint abilitato, senza la necessità di completare l’acquisto sul sito dell’azienda.

Quindi? Quali sono i vantaggi dell’headless commerce per i proprietari di ecommerce?

– Flessibilità: è possibile scegliere la piattaforma che si preferisce, lavorando con qualunque tipo di front end (CMS, DXP, ecc).

– Aumento del tasso di conversione: una user experience fluida e dinamica moltiplica le conversioni, e quindi i fatturati.

– Resilienza: con l’headless commerce, i brand possono lanciare nuovi prodotti e reagire rapidamente ai nuovi trend del mercato senza enormi costi di sviluppo.

…e per i clienti?

Esperienza omnichannel: l’headless commerce può avvenire su un’app, su un dispositivo connesso a internet come uno smartwatch, tramite il voice shopping (Alexa ad esempio) e molto altro ancora. In questo modo offre ai clienti un’esperienza omnichannel completa.